Viaggio di Sara nella terra di Cuba

Viaggio di Sara nella terra di Cuba

Ciao mi chiamo Sara e ho 20 mesi. La mia mamma non vedeva l’ora di mettermi nel suo zaino e portarmi con se. L’hanno scorso siamo andati a Creta e, forti della bellissima esperienza ‘on the road’, quest’anno ha deciso insieme al mio papà di andare a Cuba nel mese di agosto. Ci hanno detto tutti di rinunciare perché fa caldo, c’è brutto tempo ed è pieno di turisti, ma noi non ci siamo fatti scoraggiare e siamo partiti ugualmente.
I preparativi per il viaggio sono stati molto lunghi perchè alla mia mamma piace molto pensare a tutto prima di partire, che è poi un po’ come viaggiare in anticipo. Alla fine mio papà non ne poteva più di leggere di tutto sull’isola, sapendo che, come al solito, avremmo poi fatto tutto diversamente.

Il mio primo viaggio intercontinentale è stato un successone! Ho trovato sull’aereo un bimbo molto simpatico con cui ho giocato tutto il tempo: la mamma e il papà erano molto contenti…le hostess un po’ meno.

All’arrivo all’Havana ci è venuti a prendere Zia Paola, una compagna di avventure della mia mamma. Lei vive a Cuba da diversi anni e lavora a progetti di sviluppo sostenibile. Non voleva abbracciarmi perché aveva la tosse ma a me è stata subito simpatica. Abbiamo preso alloggio in una casa particular nel quartiere del Vedado da Hortensia e Pedro, due signori molto simpatici che, pur non avendo mai avuto a che fare con bambini della mia età, si sono fatti in quattro per aiutarci e alla sera mi hanno preparato una pappa buonissima con una specie di patata supernutriente che si chiama malanga. Io ho divorato tutto perché sull’aereo avevo solo bevuto tanta camomilla (per colpa della mia mamma che voleva che rimanessi tranquilla).

Avevamo un appuntamento con la zia Paola nel pomeriggio e così appena svegli abbiamo preso un Coco Taxi e siamo andati a visitare l’Havana Vieja. Io mi sono divertita tantissimo a sfrecciare lungo il Malecon (il lungo mare della Città) dentro un guscio giallo, ma mio papà sembrava un po’ palliduccio.

In giro per le viuzze della città vecchia ho conosciuto tantissime persone e tutti volevano giocare con me: la signora del Museo de la Revolucion mi ha mostrato delle bellissime tartarughe e tantissimi pappagalli mentre la mamma e il papà sono riusciti a visitare tranquillamente le sale. Dopo un buon pranzetto alla Cerveceria vicino alla Plaza Vieja abbiamo raggiunto la zia Paola che ci ha portati a visitare il suo progetto di restituzione del bosco dell’Almendar agli abitanti dell’Havana.

Che bello! Il parco era stupendo con delle piante bellissime alte così da cui pendevano delle liane che le facevano sembrare alberi fatati. La zia ci ha fatto vedere una Santera che celebrava dei riti propiziatori nel fiume. Io però ero un po’ stufa di camminare e faceva molto caldo eppoi, insomma, potrò dire la mia ogni tanto?
La zia allora ci ha portati al parco giochi del bosco dove siamo rimasti fino al tramonto e dove ho conosciuto tanti amici nuovi.

Il giorno dopo siamo andati a visitare il quartiere del Vedado e io ho fatto un lungo bagno nella piscina dell’Hotel Nacional, mentre mamma, papà e la zia sorseggiavano un mojito. Il papà continuava a dire che era buonissimo però a me non ha voluto farlo assaggiare….certe volte i grandi sono proprio strani.

Dopo aver salutato Pedro e Hortensia siamo andati a trovare degli amici di papà che hanno lavorato in Italia per qualche anno, che erano felicissimi di rivederci e che ci hanno cucinato una buonissima cena a base di….aragosta! Anche questa volta il papà e la mamma continuavano a leccarsi i baffi e a parlare e parlare (poverini i nostri ospiti, quante domande!) mentre io mi sono dovuta accontentare di riso e fagioli e non mi ascoltava nessuno.

Nel pomeriggio, con la nostra auto a noleggio siamo partiti per la regione del Pinar del Rio. Prima tappa Las Terrazas. Ci siamo ovviamente persi uscendo dall’Havana, nonostante le indicazioni della zia Paola e di Oscar ed Eva.
A Las Terrazas ci siamo fermati in un albergo bellissimo con un bosco dentro, le stanze erano fresche e ariose e ci siamo subito fatti un pisolino ristoratore.
Il giorno dopo abbiamo visitato un po’ i dintorni e anche questa volta alla fine del giro c’era un parco giochi molto attrezzato ad aspettarmi…peccato andarsene subito!

Vinales era la nostra seconda tappa. Abbiamo preso alloggio in un altro hotel (Los Jasmines) con una bellissima vista su una valle che sembrava appena uscita da Jurassic Park. Mentre i miei genitori sorseggiavano l’ennesimo mojito sulla terrazza gustandosi il tramonto (ma insomma, quando si decideranno a farmelo assaggiare?) io sono stata presa in consegna dal personale dell’albergo che mi ha fatta divertire tantissimo: ero l’ospite più piccola e quindi mi hanno trattato come una principessa….finalmente qualcuno che mi ha fatto mangiare le patatine fritte.

L’albergo Los Jasmines costava un po’ troppo per le nostre tasche e così ci siamo trasferiti in un altro hotel più bello (anche se meno caro): il Rancho San Vincente, consigliato dalla zia Paola.
Ahimé, di notte mi è veuta la febbre alta e quindi abbiamo dovuto chiamare il dottore che è stato gentilissimo e che mi ha seguita attentamente per due giorni perché aveva paura che mi fossi presa una brutta malattia che stava girando per l’isola in quelle settimane, dovuta probabilmente alla pessima qualità dell’acqua (in particolare all’Havana e a Cienfuegos) in seguito ai danni causati alla rete idrica nazionale dall’uragano Dennis.

Per fortuna si trattava solo di una leggera bronchite e mi è passato subito tutto, grazie al dottor Ferdinando che è stato bravissimo e che ha dimostrato quando sia efficiente il sistema sanitario a Cuba. Forse non hanno strutture belle come le nostre e spesso mancano le medicine ma la professionalità e l’umanità dei medici (e questo ce lo ha confermato anche la zia Paola) è davvero impagabile.
Comunque il Dottor Ferdinando ci ha invitati a casa sua, in paese, e io ho potuto così giocare con Laura, la sua bellissima bambina che mi ha fatto anche provare la sua sedia a dondolo.

Il paesino di Vinales è bellissimo, sembra di essere nel Far West, la gente è sempre sorridente e anche lì mi sono fatta tanti amici. Purtroppo alla sera ho dovuto di nuovo mangiarmi la solita malanga perché il dottore mi ha detto che mi avrebbe fatto bene. Uffa! Meno male che al ristorante Zio Tomas la cucina era ottima e quindi ho divorato tutto con mucho gusto, con grande sollievo della mamma che era contenta che mi fossi ripresa in fretta.

La mia piccola malattia ci ha costretti a stare fermi ancora un paio di giorni, rinunciando ad andare a visitare la bellissima (dicono) spiaggia di Santa Maria la Gorda (ad ovest di Vinales) ma, in compenso, abbiamo potuto visitare bene la valle di Vinales e conoscere tanta gente del posto con cui il mio papà e la mamma hanno fatto lunghe chiaccherate. Dopo 11 giorni la mia mamma mi ha detto che era finita la parte bella del viaggio e che ci aspettava una settimana di mare e la vita da spiaggia tutta pappa e nanna. La mia mamma era già arrabbiata prima di partire, anche se sapeva da tempo che le sarebbe toccato passare qualche giorno di relax in un albergone sul Cayo.

Anche qui, però, la zia Paola ci è venuta in aiuto consigliandoci di andare a Cayo Santa Maria, che, grazie al cielo, non è ancora stato sfruttato intensamente….in realtà ancora per poco perché entro il 2006 prevedono la costruzione di alberghi in grado di ospitare 10.000 (10.000!!!!) posti letto.
Andateci subito se volete vedere una lunghissima spiaggia bianca incontaminata e deserta (basta allontanarsi qualche centinaio di metri dagli unici due hotel del Cayo).

Dopo un viaggio di 500Km siamo arrivati a Santa Clara, io ero un po’ stanca ma il papà e la mamma hanno voluto visitare lo stesso il monumento al Che (che noia ‘sto Che, io voglio un parco giochi). Le mie proteste non vengono come al solito prese in considerazione e quindi io mi vendico strillando tutto il tempo e rompo il rullino della macchina fotografica. Voglio andare al mareeee! Finalmente si decidono a partire e raggiungiamo la nostra destinazione, dopo aver percorso per 50 chilometri una strada costruita in mezzo al mare che si chiama Pedraplen. Le vedute sono mozzafiato e la mamma vuole sempre fermarsi a fare le fotografie prima di essere presa prigioniera dal resort.

Non so perché la mamma e il papà continuavano a dire che il nostro albergo era brutto: la camera era grande e pulita, c’erano le patatine fritte e il gelato tutte le sere, un parco giochi con una bellissima e docissima baby sitter, il mare e caldo e le piscine enormi. Io me ne stavo in acqua tutto il giorno (ho imparato anche a nuotare nell’acqua alta!) e loro potevano bersi tutti i mojitos del mondo….i grandi sono proprio strani e si lamentano sempre per niente. Io mi sono divertita anche qui e spero che i miei genitori mi porteranno ancora, magari insieme al fratellino (o alla sorellina) che forse è già nella pancia della mamma.

Periodo migliore: sia per un tour che per una vacanza al mare – nella stagione fresca, da fine novembre a metà aprile, e in particolare da metà febbraio.

Periodo peggiore: la stagione delle piogge, da maggio a ottobre, è più calda (32 gradi) e molto umida, con piogge frequenti e intense, soprattutto nel pomeriggio. Possibili uragani tra agosto e ottobre, in particolare sulla costa nord-orientale.

Abbigliamento: Abiti leggeri e comodi tutto l’anno; capi di cotone, varie T-shirt, sandali per camminare nell’acqua bassa sulla barriera corallina, occhiali da sole, un capello contro il sole, pareo per la spiaggia, un paio di golf per le serate fra dicembre e aprile.

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